Canto di morte appassionato e lugubre,
udiasi in una scuola, di quand’Ettore
dinanzi al fiero Achille, supplicavalo
e una ripulsa aveane.
Fredda parola in altro luogo udivasi
parlar d’inconscia volontà d’esistere,
da cui il dolore della vita… Un tedio
nero aleggiava ed orrido…
Quando, a vivificar gli spirti languidi
di quei che innanzi a giovinezza attonita,
di cose lacrimevoli parlavano,
e tristezza subivano,
come raggio di sole in fosca nuvola,
come trillo d’uccello in selva tacita,
giunse un saluto inaspettato e fervido
di fanciulle nostalgiche.
Giunse splendente, giunse carezzevole,
e all’alme addolorate che penavano,
la vita ridestava, e i giorni fulgidi
svegliò ne la memoria.
Videro allora un’alta cima nivea,
un prato verde che ampio stendevasi.
Apparve un focolare ed una candida
mensa che accoglievali.
Videro occhi femminili splendere,
udiron flebili canti virginei,
rivissero commossi i lieti attimi
di quella gioia semplice,
libera vita sui monti sognarono,
la scuola parve ad essi un nero carcere.
L’azzurro, il sole, quei fiori sognarono
che languono nell’aule…
Or grazie e auguri alle fanciulle inviano,
ed un saluto all’altre firme incognite,
e insiem l’invito che ancora s’incontrino
sulle montagne roride…
cammina verso mete imprevedibili…
Viva immortal la giovinezza florida,
che del suo amore affascina!
Versi di Dante
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